Christchurch e la presunta responsabilità di chi è contrario all'islamizzazione: quando la gener
di Alexandre Del Valle – lunedì 18 marzo 2019
I barbari attentati commessi lo scorso 15 maggio in Nuova Zelanda, che hanno mietuto 49 vittime, rappresentano l'attacco più terribile mai commesso in Occidente contro dei fedeli musulmani. Si tratta di un attacco mostruoso, le cui immagini freddamente auto-filmate dall'assassino Brendon Tarrant sono nauseabonde. Che lezioni si possono trarre da questli attentati? Secondo numerosi sostenitori del politicamente o islamicamente corretto, essi sarebbero la “prova” del fatto che la “libertà d'espressione islamofoba” o “l'anti-immigrazione” – in particolare in reazione agli attentati islamisti “ingiustamente” attribuiti a musulmani e all'islam – è pericolosa e che dev'essere limitata di nuovo. Alexandre Del Valle reagisce qui alle indignazioni selettive di quanti hanno l'abitudine di negare ogni legame tra la sharia islamica e gli attentati jihadisti e non esitano, in compenso, a stabilire un legame tra gli attentati antimusulmani e i partiti o i pensatori ostili all'islamizzazione e all'immigrazione incontrollata: due pesi e due misure.
È indubbio che il massacro perpetrato il 15 marzo a Christchurch (Nuova Zelanda) in due moschee (49 morti) – il secondo episodio grave di questo tipo dopo la sparatoria nella moschea del Québec del 2017 (sei morti) – rappresenta un atto mostruoso, inqualificabile e riprovevole e che i suoi autori meritano le pene più severe. È chiaro che non si deve far NULLA per cercare di minimizzare la portata di quest'attentato barbaro e che i 56 morti musulmani uccisi da suprematisti bianchi o "islamofobi" in questi due anni in Québec e in Nuova Zelanda sono ovviamente 56 morti di troppo, anche se questa cifra è mille volte inferiore al numero di cristiani e di non musulmani massacrati ogni anno in paesi musulmani.
L’indignazione selettiva e ipocrita dei poli islamici mondiali che denunciano "l'islamofobia" degli Occidentali ma nutrono contro di loro odio in quanto miscredenti
Come ci si poteva aspettare, i paesi islamici che puniscono l'apostasia, perseguitano legalmente le loro minoranze non musulmane autoctone e non hanno mai messo in questione la violenza islamica legalizzata dalla sharia, dagli ahadit della Sira e del Corano (giurispridenza e testi sacri musulmani), denunciano all'unisono la "demonizzazione dei musulmani nell'Occidente". Secondo questi indignati a senso unico, l'attentato di Christchurch non sarebbe altro che lo sbocco previsibile dell'islamofobia colpevole del tanto vituperato Occidente postcoloniale. Dopo tre decenni di rivendicazioni da parte dei 57 paesi dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI), superlobby intergovernativa panislamica riconosciuta dalle Nazioni Unite e manovrata dall'Arabia Saudita, dal Pakistan e dalla Turchia neo-ottomana, il massacro di Christchurch diventa un nuovo pretesto per reiterare le istanze liberticide che vogliono limitare la libertà d'espressione sull'islam e che vengono regolarmente presentate all'ONU dietro la maschera della lotta contro la "diffamazione delle religioni". Sul suo account Twitter, Mohammad Javad Zarif, ministro degli affari esteri iraniano, ha puntato ufficialmente il dito contro la "libertà d'espressione" criminale dell'Occidente, che sarebbe secondo lui la causa degli attentati sanguinari antimusulmani. Affermazione che fa ridere o piangere se si pensa che viene avanzata da un regime di mullah che si trova ogni anno sul podio – al secondo posto davanti all'Arabia Saudita e dietro la Cina – della classifica dei paesi in cui si commette il maggior numero di assassini di Stato...
Ma su questo terreno l'Iran subisce la concorrenza della Turchia dell'irascibile neo-sultano Recep Tayyip Erdogan, che non perde mai un'occasione per fustigare gli europei "complessati". Questo vigile islamista – che però è molto prudente nei confronti del gigante cinese, che ha tuttavia torturato e continua a torturare migliaia di musulmani di etnia uigura – ha dichiarato che "con questo attentato, l'ostilità contro l'islam [...] ha superato i limiti della persecuzione individuale per raggiungere il livello di un assassinio di massa. È evidente che il punto di vista dell'assassino [...] sta guadagnando terreno come un cancro nell'Occidente".
Si tratta di un'affermazione sorprendente da parte di un personaggio che ha minacciato apertamente Benedetto XVI dopo il suo discorso di Ratisbona; che nega categoricamente l'esistenza del genocidio armeno (il cui riconoscimento è punito penalmente in Turchia); che sostiene i terroristi di Hamas e i Fratelli musulmani; che ha aiutato Daesh e Al-Qaeda in Siria, e che non ha mai riconosciuto il carattere cristianofobo dei massacri di cristiani perpetrati in questi ultimi anni in Turchia (Malatya, Trebisonda, gli assassini di Hrant Dink, dei Padri Santoro e Padovese, etc.)... Da parte sua, il gran imam di Al-Azhar, Sheikh Ahmed al-Tayeb – direttore della più grande università religiosa del mondo musulmano sunnita, in cui si insegna la legittimità del jihad offensivo, dei castighi corporali e delle lapidazioni e l'inferiorità dei non musulmani – ha dichiarato che "questi attacchi sono il risultato della proliferazione del discorso islamofobo in molti paesi, ivi compresi quelli rinomati per la coesistenza di realtà diverse all'interno della loro popolazione", riferendosi in modo appena velato ai paesi occidentali. Non ci si crede, se si pensa fino a che punto l'università di Al-Azhar, infiltrata da decenni dai Fratelli Musulmani e dal salafismo – come ha denunciato lo stesso presidente egiziano Al-Sisi – abbia sempre giustificato teologicamente gli attacchi violenti perpetrati quotidianamente contro i copti cristiani. Inoltre, Al-Azhar si è sempre rifiutata di scomunicare i terroristi jihadisti e si è limitata a condannare le loro "azioni qui sulla terra" – che sono certamente e totalmente estranee all'islam – dato che a suo modo di vedere essi non professano eresie. Come volevasi dimostrare. Circolare. Capitolo chiuso.
In Francia, il militante islamista-nazionalista filo-Erdogan Ahmet Ogras, presidente uscente del Consiglio Francese del Culto Musulmano, ha rincarato la dose di questa logica liberticida antioccidentale: "Questa tragedia abietta dimostra ancora una volta che l'islamofobia è un male che bisogna combattere senza tregua, così come le parole che i predicatori dell'odio riversano nei media". Un'allusione appena velata ai vari Zemmour, Finkielkraut o altri "islamofobi" di Charlie Hebdo, accusati di distillare "odio nei confronti dei musulmani" per il semplice fatto che denunciano l'intolleranza e la violenza della sharia. Il Collettivo contro l'Islamofobia in Francia è stato ancor più esplicito chiedendo alle autorità di "assumersi le loro responsabilità. [...] I discorsi islamofobi diffusi attraverso i nostri media non dovrebbero trovarvi spazio; essi hanno delle conseguenze concrete sulle vite dei musulmani di Francia. Fare l'apologia della teoria della grande sostituzione, permettere a ideologi / editorialisti / giornalisti / politici di diffondere i loro discorsi durante la giornata è assolutamente pericoloso. Bisogna porre fine a tutto ciò. I media francesi hanno un ruolo da svolgere nella lotta contro l'islamofobia".
Ebbene, sono proprio i personaggi che sono ideologicamente legati ai Fratelli Musulmani e aderiscono al suprematismo islamista ad aver trovato negli attentati antimusulmani il pretesto che sognavano per esigere una volta per tutte l'esclusione dal dibattito democratico di tutti coloro che potrebbero ostacolare i loro disegni di proselitismo e di conquista. Negli Stati Uniti, il CAIR (Council of American and Islamic Relations), la lobby islamica americana che sostiene i Fratelli Musulmani, appoggia ufficialmente la sharia ed è vincolata all'Hamas palestinese, esige – esattamente come il Collettivo contro l'Islamofobia in Francia – che venga "criminalizzata l'islamofobia". Il sottoscritto ha gradito molto di più le parole molto più dignitose del rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, il quale ha dichiarato in un comunicato ufficiale: "I musulmani di Francia sono sconvolti dalla violenza sanguinaria che si manifesta ai nostri antipodi e pregano Dio affinché la pace sia preservata nel nostro paese".
La sinistra islamicamente corretta, solidale con i "tagliatori di lingue" islamisti
In generale, l'oscena strumentalizzazione del dolore delle vittime musulmane da parte dei poli ufficiali dell'islam mondiale è stata appropriata dalla sinistra marxista / cretino-islamicamente corretta, che ha aumentato il novero di esigenze liberticide incriminando globalmente la destra conservatrice e i populismi identitari, persino quelli più pacifisti e parlamentaristi, additati come "ideologicamente responsabili": è così che Jean-Luc Mélenchon – che non si è mai degnato di denunciare l'odio assassino anticristiano nei paesi islamici – ha fustigato "l'odio nei confronti dei musulmani, che è un veleno mortale anche nelle nostre società", mentre Ian Brossat, capolista del Partito Comunista Francese alle elezioni europee, ha denunciato "l'estrema destra che uccide, le sue idee nauseabonde che seminano la morte. Non dimentichiamo mai e combattiamoli senza sosta".
Gli "islamo-progressisti", ossia gli ideologi rossi alleati dei fascisti verdi, hanno persino accusato Donald Trump, Matteo Salvini e Victor Orban di essere i "veri responsabili" di questo "clima" antimusulmano, utilizzando come pretesto il fatto che il serial killer psicopata Breton Tarrant abbia citato la teoria della "Grande Sostituzione" di Renaud Camus – il quale non ha tuttavia mai incitato alla violenza – e ha motivato la sua barbarie vendicativa col rifiuto dell'immigrazione extraeuropea. Anche Alain Finkielkraut, Zemmour e altri intellettuali che compaiono sui media dovrebbero quindi essere accusati, dato che Finkielkraut, per esempio, ha difeso il teorico della sostituzione etichettato come "estremista di destra" e che tuttavia proviene dalle file della sinistra... E se si seguisse la stessa logica di caccia alle streghe, chiunque metta nettamente in discussione l'islam – ivi compresi atei provenienti dalle file dell'islam o laici musulmani come Malika Sorel, Boualem Sansal, Kamel Daoud, Walid al-Husseini o Zineb el Rhazoui, per non dimenticare i progressisti blasfemi di Charlie Hebdo – sarebbe responsabile delle azioni antimusulmane di Tarrant o, prima di lui, di Breivik.
Strumentalizzando anche lei un atto mostruoso perpetrato da un fanatico australiano – che tuttavia criticava i partiti populisti parlamentaristi "troppo moderati" (e riteneva Marine Le Pen "insipida") – Najat Vallaud-Belkacem, ex-ministra del Ministero della Pubblica Istruzione di François Hollande, ha denunciato in un suo tweet "l'indignazione ipocrita di quanti hanno contribuito, anno dopo anno, a promuovere tutto questo". Allegando al suo tweett le copertine di grandi media come Valeurs actuelles, Le Figaro Magazine, L’Express, Le Point, Marianne, Courrier international, la rivista L’Histoire, l'ex-ministra – nota per il suo moralismo selettivo progressista – è arrivata al punto di dichiararsi "nauseata" da questa stampa "colpevole" di aver contribuito a fomentare il clima di islamofobia che avrebbe permesso l'attentato di Christchurch. Ma se seguisse la stessa logica di generalizzazione abituale, che però è proibita nei casi di attentati islamisti, cosa dovrebbe pensare la Signora Vallaud-Belkacem dei suoi ex-compagni socialisti François Hollande e Gérard Collomb? Infatti, entrambi hanno denunciato il separatismo islamista e la crescita del comunitarismo nelle periferie fuori controllo.
Cosa rispondere a questa nuova forma islamicamente corretta di reductio ad hitlerum?
In realtà, e nonostante le centinaia di attacchi commessi dai terroristi arabo-musulmani e dai jihadisti in Occidente a partire dagli anni Ottanta (terrorismo palestinese; terrorismo iraniano; GIA; Al-Qaeda; Daech), gli atti terroristi antimusulmani nel mondo occidentale sono stati finora estremamente rari. Si può addirittura affermare che gli occidentali hanno dimostrato una grande capacità di autocontrollo non rispondendo quasi mai in modo altrettanto barbaro ai jihadisti.
Certo, il caso del Canada e quello della Nuova Zelanda dimostrano che anche i bianchi giudeocristiani possono comportarsi "come" i peggiori jihadisti. Ma come si fa ad attribuire la responsabilità di atti antimusulmani perpetrati in pasi tolleranti e multiculturali come la Nuova Zelanda e il Canada a francesi, a inglesi, ai "populisti" italiani o agli elettori di Donald Trump, come hanno cercato di fare alcuni buompensanti? Da quando le nostre società democratiche, basate sulla libertà e sulla responsabilità individuale, hanno reinstaurato il delitto e la colpa collettivi? In nome di che cosa i "tagliatori di lingue" dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OCI), del CCIF, dell'Università di Al-Azhar, per non menzionare il neo-sultano Erdogan, si permettono di biasimare francesi, italiani, ungheresi, cittadini americani o anche semplicemente gli "islamofobi" pacifici o i "populisti" occidentali ostili all'immigrazionismo quando essi stessi sostengono istituzioni teocratiche che insegnano la legittimità del jihad, della sharià e della conquista islamica?
Qualsiasi osservatore intellettualmente onesto può agevolmente constatare che la violenza terrorista anticristiana nei paesi islamici viene molto più banalizzata e rimane molto più impunita rispetto a quella di segno contrario. E se nello stesso periodo recente i cristiani dei paesi islamici avessero commesso contro dei musulmani una centesima parte dei massacri perpetrati dai jihadisti in "territorio cristiano", non osiamo nemmeno immaginare il numero di ristiani che sarebbero stati massacrati in rappresaglia per le strade, nelle chiese e persino nelle loro case. Invece, nei paesi arabo-musulmani i cristiani, pur non commettendo mai atti terroristici e costituendo al contrario minoranze sottomesse e pacifiche (dhimmitudine), sono l'obiettivo costante dei fanatici musulmani: ci riferiamo ai cristiani dei paesi arabi (Iraq, Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Mauritania, Sudan, Maghreb, etc.), della Turchia, (di nuovo, il genocidio armeno; la persecuzione dei siriaco-aramei), del Pakistan (i migliaia di martiri di Asa Bibi), per non dimenticare le altre minoranze costantemente perseguitate e massacrate in nome della sharià: gli yazidi dell'Iraq, gli sciiti, gli aleviti, questi ultimi ripetutamente attaccati, rapiti, taglieggiati, colpiti da attentati o umiliati in pubblico.
Un cristiano che vive in un paese musulmano è esposto a un rischio di essere ucciso da un musulmano 143 volte più grande di quello che un musulmano corre in un paese occidentale...
In risposta al tentativo osceno (effettuato dai "tagliatori di lingue" verdi, rosa e rossi) di strumentalizzare il dramma dei musulmani massacrati in Nuova Zelanda e all'incredibile tentativo di colpevolizzazione e denigramento morale dei difensori della civiltà giudaico-cristiana orchestrato da tutti coloro che vorrebbero rendere i patrioti francesi collettivamente colpevoli degli orrori di Christchurch, alcune cifre possono aiutare a recuperare il senno:
Solamente in Francia, tra il 7 e il 9 gennaio 2015: attacchi a Charli Hebdo, 22 morti; 26 giugno 2015: a Saint-Quentin-Fallavier, un francese è stato decapitato da un jihadista; 13-14 novembre 2015 : attentati di Parigi, 137 morti; 13 giugno 2016: Magnanville, un poliziotto e sua moglie sono stati assassinati da un jihadista; 14 luglio 2016: un tal Mohamed Lahouaiej-Bouhlel ha massacrato 86 persone; 26 juillet 2016: Normandia, due jihadisti hanno sgozzato un sacerdote di 86 anni in piena messa nella sua chiesa; 1 ottobre 2017: un musulmano ha pugnalato a morte due giovani donne in una stazione di Marsiglia; 23 marzo 2018: Trèbes, tre morti; 12 maggio 2018: Parigi, un franco-ceceno ha pugnalato a morte un passante e ne ha feriti molti altri; 11 dicembre 2018: a Strasburgo, un uomo armato ha aperto il fuoco giusto di fronte al mercatino di Natale, uccidendo 5 persone e ferendone 11. Totale, solo in Francia e in quattro anni: 261 morti e numerosi feriti a causa di attentati musulmani contro non musulmani. E fortunatamente, non vi è stata NESSUNA rappresaglia sanguinaria contro i musulmani per le strade o nelle moschee. In compenso, vi sono state migliaia di minacce di morte contro gli intellettuali musulmani moderati o "infedeli" che denunciano i "tagliatori di teste".
Secondo Srdja Trifkovic, autore di uno studio intitolato New Zealand attacks : repercussions and perspective, apparso sulla rivista Chronicles il 15 marzo scorso: "In un paese a maggioranza musulmana, circa un cristiano su 70.000 è assassinato da un musulmano per il mero fatto di essere cristiano, il che significa che un cristiano che vive in un paese musulmano è esposto a un rischio di essere ucciso da un musulmano 143 volte più grande di quello che un musulmano corre in un paese occidentale...".
E se si compara il numero di musulmani vittime di attentati terroristi in Occidente con quello dei cristiani uccisi da questo stesso tipo di attacchi in paesi musulmani, la probabilità dei 30 milioni di musulmani che vivono in Occidente di essere vittime di un attentato è di circa uno su dieci milioni all'anno: certo, anche la proporzione di uno su dieci milioni è eccessiva, ma non è assolutamente comparabile con le 4.000 vittime del jihadismo in Occidente a partire dall'11 settembre 2001 e con le decine di migliaia di cristiani massacrati anno dopo anno nei paesi musulmani a partire dalla stessa data.
Un altro segno: le comunità cristiane, peraltro autoctone, e non immigrate o frutto della colonizzazione, in questi ultimi decenni hanno cominciato ad essere esposte a una progressiva scomparsa, per non parlare del deterioramento dei loro diritti e della loro sicurezza, mentre le comunità musulmane d'Occidente registrano nello stesso periodo la più grande crescita numerica, passando dalla percentuale prossima allo 0% degli anni Cinquanta a quella del 10-20% della popolazione belga, tedesca, svedese, olandese, britannica, etc. Si compari dunque solo realtà che sono realmente comparabili tra di loro e la si smetta di generalizzare, di martellare sulla nostra presunta colpa e di affermare a torto che i musulmani d'Europa sarebbero perseguitati e vittime dell'odio come lo sono i cristiani e altre minoranze in territorio islamico: un'affermazione del genere è semplicemente vergognosa.
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